Economia: L’il-libero scambio USA-UE cieco di fronte all’offensiva “Cindia”.

«Lo sciagurato accordo di il-libero scambio che gli USA stanno cercando d’imporre all’Europa sta già alterando gli equilibri dell’economia globale, Cina e India hanno avviato i negoziati per integrare maggiormente le proprie economie e che porterà le due Nazioni ad avere nel 2015 un interscambio di 100 miliardi di dollari».

Commenta Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto che continua:

«Si tratta di una reazione che non dovrebbe stupire nessuno. Delhi e Pechino riuniscono il 40% della popolazione mondiale e rappresentano i due paesi dal tasso di crescita più stabile e vorticoso, pertanto è assurdo pensare che possano stare a guardare mentre Stati Uniti e Unione Europea si danno all’il-libero scambio. Se continueremo su questa via il destino è segnato: l’UE diventerà terreno fertile per essere sfruttato più che mai dagli USA, visto che dovremo aprire non solo a una maggiore penetrazione di beni americani, compresi i prodotti alimentari geneticamente modificati, fino ad ora banditi dalla legge EU. Una catastrofe che come contropartita non andrà oltre un aumento dello 0,5% del PIL europeo. In compenso avremo rovinato in partenza la possibilità di legarci stabilmente ai mercati del futuro, proprio quella “Cindia”, come chiamano gli economisti il blocco indo-cinese, che già sta correndo ai ripari».

Aggiunge poi il dirigente radicale: «Bisogna dire che per l’ennesima volta in questo periodo la Francia sta dando prova di maturità, data la linea rossa che ha proclamato in merito al patto transatlantico, per cui il settore culturale e audio-video dovrà risultare escluso dall’accordo. Con questo fermo proposito si sono subito schierati, almeno a parole, un po’ tutti i paesi europei con l’ovvia eccezione della Gran Bretagna che, essendo di lingua inglese, ha chiaramente tutto l’interesse a mettere al centro proprio quel settore.

Escludere il settore culturale o quantomeno parte di esso indica una certa consapevolezza che, svenduta la nostra cultura e sostituita del tutto con quella angloamericana, per noi non ci sarà più nessuna possibilità di salvezza da un destino di totale neocolonialismo. Bisogna però rimarcare con forza che, come dice il nostro Andrea Camilleri, cultura non è solo il contenuto di prodotti audiovisivi, cultura è la tradizione europea del fare e del pensare, cultura è il lavoro dei nostri operai, non solo la nostra letteratura, la nostra filosofia o il nostro cinema».

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