Translimen! in radio del 7 febbraio 2016

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Nella trasmissione del 7 febbraio 2016, introdotta e condotta da Giorgio Pagano:

1) Petizione “Santo Padre, torni a benedire Urbi et Orbi nella lingua della nonviolenza!” verso le 500 firme;

2) Lettera al Sottosegretario alle Politiche comunitarie Sandro Gozi:
– prosecuzione attività finalizzate al Convegno-seminario sul federalismo linguistico europeo;
– azione contro le Consultazioni  degli europei fatte dalla Commissione europea esclusivamente per anglofoni e, più raramente, francofoni e germanofoni, in barba ai più elementari diritti umani linguistici;
– studio governativo che prospetti gli effetti economico-sociali, politici e geopolitici (a corto, medio e lungo termine) derivanti dall’adozione del federalismo linguistico.
Testo integrale della missiva su www.translimen.it 
 

3) Prima parte dell’audizione del Sottosegretario alle Politiche comunitarie Sandro Gozi, il 3 febbraio 2016, in Commissione Politiche Ue nell’ambito dell’esame congiunto della “Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea riferita all’anno 2016”, del “Programma di lavoro della Commissione europea per il 2016 e relativi allegati” e del “Programma di diciotto mesi del Consiglio dell’Unione europea”.

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Caro Sottosegretario, essendomi incontrato il 30 ottobre 2015 con la Dott.a Agosti – da Te indicata per l’organizzazione del Seminario-Convegno sulla questione della lingua federale europea versus lingua comune della specie umana – non ho più avuto riscontri organizzativi né dalla Consigliera né dalla copresente Barazzoni. Con l’auspicio ch’essi si manifestino quanto prima, ti scrivo sia per sollecitare tali riscontri operativi – magari su Tuo rinnovato impulso –  che per proporti, da subito, un paio di cose che vanno nel senso da noi, insieme a Te, auspicato ed auspicabile, nonché delle più recenti dichiarazioni del Presidente Renzi a Ventotene:

1) un’azione, con ripercussioni positive in chiave italiana, contro il fatto che la Commissione europea continui a fare Consultazioni degli europei esclusivamente per anglofoni e, più raramente, francofoni e germanofoni, in barba ai più elementari diritti umani linguistici sanciti all’Art.2 della Carta dei Diritti dell’uomo e in tutti i Trattati UE. Senza indugiare oltre rimando alla mia dichiarazione: “Battuta la Commisione sui Bandi trilingue ora si apra il contenzioso sulle euroconsultazioni“.

Finora, contro questo scandalo antidemocratico, nessun Governo italiano ha ritenuto di mobilitarsi politicamente, nonché attivare l’Avvocatura, ritenendo evidentemente, che l’Europa fa benissimo a non ascoltare le opinioni degli italiani. Se «Per anni l’Italia ha avuto un debito morale nei confronti delle istituzioni europee per le riforme non compiute. Ora le cose sono cambiate», questa è un’altra delle cose da contestare quanto prima tra i comportamenti discriminatori della Commissione.
 
2) Uno Studio governativo che prospetti gli effetti economico-sociali, politici e geopolitici (a corto, medio e lungo termine) derivanti dall’adozione del federalismo linguistico.
Grazie agli studi promossi dai Radicali fin dal 1997, con il Nobel per l’Economia Selten, si evince chiaramente e dettagliatamente la necessità sociale, economica e politica di una lingua federale europea nella prospettiva di benessere e prosperità comuni. 
Oggi c’è urgente necessità di conoscere quanto “peserebbe” nella costruzione europea il federalismo linguistico. Quale sarebbe l’entità dell’impatto di una lingua federale nel cammino verso gli Stati Uniti d’Europa.
In questa Europa sempre più “matrigna” con 28 Borse europee, 28 eserciti, etc. etc., in termini di risparmi/guadagni nei vari campi del lavoro e della società europea: di “quanto” è lecito parlare?
 
Un mercato linguisticamente unificato in tutti i settori: da quello informatico a quello radiotelevisivo, a quello della mobilità lavorativa, del turismo, e via dicendo, di quanto farebbe salire il benessere e la prosperità del popolo europeo? Di quanto si avvantaggerebbe la competitività europea nei confronti di quella degli altri Paesi del mondo? Quale sarebbe il portato economico ed occupazionale d’industrie operanti finalmente in un mercato linguisticamente unificato – e non colonizzato – di mezzo miliardo d’europei? Avere televisioni, radio, network informatici finalmente eurofederali, di quanto l’unione linguistica ci fa grandi e amplia l’influenza europea nel mondo e negli organismi internazionali? Avere una difesa europea quanto ci fa guadagnare e di quanto ci fa più forti rispetto a 28 eserciti più o meno minuscoli (rammento che per una ventina d’anni l’esercito USA ha strumentalmente utilizzato l’Esperanto per le sue esercitazioni militari) ? 
Se accanto alle risposte a questi interrogativi si riuscisse ad avere in tale Studio anche un’ipotesi di piano temporale che, guardando alla semplicità della formazione in Esperanto (1/24esimo di tempo rispetto alle lingue etniche), prospetti un “chi deve fare cosa entro quando” potremmo già ipotizzare l’anno in cui potrà essere indetta l’elezione del primo Presidente degli Stati Uniti d’Europa.

Perché oggi, in un’Europa sempre più tendente all’incubo, riprendere a sognare non è solo lecito: è un dovere!
 
Con un Cordialissimo Saluto,
Giorgio Pagano 
COORDINATORE

CAMPAGNA PER LA LINGUA COMUNE DELLA SPECIE UMANA
Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito

 

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